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recensioni
AA Bianco Debora 183°corso Verbania Nucleo Efesto
Venerdì 16 Feb 2024
Nel corso degli anni la criminalità ha acquisito sempre più potere sul nostro territorio portando sempre più alla distruzione di famiglie. I famigliari delle vittime ne hanno risentito molto, soprattutto a livello psicologico è stata traumatica la perdita di una persona cara con la quale si condivideva la vita di tutti i giorni. Dalle interviste effettuate si può dedurre che coloro che commettono reati non sono consapevoli delle conseguenze che hanno sulla vita delle persone a livello pscicologico, la rabbia che genera quando i famigliari delle vittime non sono a conoscenza della verità.
A.A. Augusto Verolla Nucleo: Efesto 183° corso
Giovedì 15 Feb 2024
Ogni volta che avviene un crimine si ha l’evidenza di uno strappo nel tessuto sociale, nel corpo delle citta e nelle vite di chi lo compie e di chi lo subisce.
Il detenuto fa capire cosa prova un criminale: se non si a valore della propria vita come può interessarsi la vita di un'altra persona si cerca solamente i propri interessi come se fosse uno spirito di sopravvivenza aggiunge pure pure che le vittime non esistono, non si rendono conto delle vittime che fanno se ne rendono conto solo una volta che si trovano all’interno del carcere
Un altro dettaglio da sottolineare è quello dei familiari delle vittime di mafia e di terrorismo che raccontano le proprie sensazioni provate nel giorno degli attentati ricordando perfettamente le date degli eventi anche con i piccoli dettagli per esempio in che punto preciso si trovavano, tutt’oggi hanno ancora i loro dubbi e i loro rancori su questi eventi, dandosi da soli le colpe che non hanno potuto proteggere di più i loro familiari.
Un altro detenuto parla anche di un'altra tipologia di vittima per esempio “la vittima senza reato” cioè distruggere solo psicologicamente una persona attraverso un atto che compie un aggressore (rapina, estorsione).
I familiari delle vittime di stragi cercavano di trovare un senso alla morte dei loro familiari dicendo che non sarebbero le persone di oggi se non avessero subito quel tipo di trauma ad un età troppo giovane.
Il detenuto fa capire cosa prova un criminale: se non si a valore della propria vita come può interessarsi la vita di un'altra persona si cerca solamente i propri interessi come se fosse uno spirito di sopravvivenza aggiunge pure pure che le vittime non esistono, non si rendono conto delle vittime che fanno se ne rendono conto solo una volta che si trovano all’interno del carcere
Un altro dettaglio da sottolineare è quello dei familiari delle vittime di mafia e di terrorismo che raccontano le proprie sensazioni provate nel giorno degli attentati ricordando perfettamente le date degli eventi anche con i piccoli dettagli per esempio in che punto preciso si trovavano, tutt’oggi hanno ancora i loro dubbi e i loro rancori su questi eventi, dandosi da soli le colpe che non hanno potuto proteggere di più i loro familiari.
Un altro detenuto parla anche di un'altra tipologia di vittima per esempio “la vittima senza reato” cioè distruggere solo psicologicamente una persona attraverso un atto che compie un aggressore (rapina, estorsione).
I familiari delle vittime di stragi cercavano di trovare un senso alla morte dei loro familiari dicendo che non sarebbero le persone di oggi se non avessero subito quel tipo di trauma ad un età troppo giovane.
A.A. Marco cioffo Nucleo Efesto 183
Giovedì 15 Feb 2024
Nel documentario si nota subito la differenza tra chi ha commesso un reato e chi lo ha subito. Il Reo non da importanza alla vittima in quanto il suo scopo è solo quello di trarre vantaggio dall'atto criminoso mentre la vittima si ritrova la sua vita stravolta in un attimo inconsapevolmente. Altro aspetto importante che si nota è quando il reo nel momento in cui si ritrova a scontare la pena, si domanda perché si trova in quella situazione in quanto inconsciamente non si rende conto di ciò che ha fatto.
A.A Comparone Olga 183° Efesto
Giovedì 15 Feb 2024
Le tematiche affrontate hanno illustrato una realtà così cruda che induce inevitabilmente ad una rielaborazione delle conoscenze avute fino a quel momento. La deumanizzazione che domina il criminale lo induce a compiere reati di qualsiasi natura, in quanto privo di empatia. Da ciò si evince quanto sia necessario avere considerazione e rispetto nei confronti dell'altro. Essenziale, dunque, risulta il trattamento rieducativo a cui ogni condannato viene sottoposto, per ripristinare quelli che sono i valori fondamentali per una convivenza sociale adeguata e alla responsabilizzazione delle proprie azioni. A mio parere, una mancata empatia la si percepisce anche da parte della stampa nei confronti delle vittime e della sua famiglia, che con terminologie sbagliate e non adeguate, spesso, lascia passare messaggi sbagliati e a volte per nulla congruenti con le dinamiche verificatesi.
A.A. Francesco Russo Efesto 183°
Giovedì 15 Feb 2024
Il video tratta una tematica a mio parere delicata e molto complessa. Ascoltare dinamiche, pensieri ed emozioni in modo più approfondito, sia dai soggetti lesi e soggetti che hanno commesso il reato. Mettendo alla luce il punto di vista di ognuno di loro soprattutto delle vittime che si portano questi traumi al loro interno senza trovare pace e fa risalto una frase soprattutto di un familiare della vittima dicendo che "la violenza ha rotto ogni tipo di rapporto, rapporto di vicinanza", trovandosi privato di tutto e il suo dolore è insopportabile.
Invece dal punto di vista dei criminali vediamo che dicono che tutti possono essere vittime senza aver subito reati.
Sono rimasto anche colpito delle parole del giudice e del magistrato, dove mi hanno fatto capire il compito importante che hanno loro e che non è facile prendere alcune decisioni avendo in mano il destino di ogni persona che ha commesso un reato.
Invece dal punto di vista dei criminali vediamo che dicono che tutti possono essere vittime senza aver subito reati.
Sono rimasto anche colpito delle parole del giudice e del magistrato, dove mi hanno fatto capire il compito importante che hanno loro e che non è facile prendere alcune decisioni avendo in mano il destino di ogni persona che ha commesso un reato.
A.A Della Volpe Gennaro Nucleo EFESTO 183 Corso
Giovedì 15 Feb 2024
Ogni volta che avviene un crimine si ha l'evidenza di uno strappo del tessuto nelle vite di chi lo compie e di chi lo subisce. Un detenuto afferma che non dà valore all'essere umano, poiché non dà valore nemmeno alla sua persona, per lui le regole della società sono invalidanti, perciò non riconosce la vittima nemmeno come tale. Noto che i familiari delle vittime hanno un ricordo molto nitido,chiaro del momento in cui è successa la disgrazia anche a distanza di anni ed hanno memoria anche di piccoli dettagli,particolari. Un altro detenuto invece riconosce che avendo compiuto i reati fatti non sono solo vittime coloro colpite direttamente da lui stesso, ma anche la sua famiglia è vittima degli sbagli commessi. Spesso i giornali mirano all’attenzione del pubblico scrivendo il titolo del giorno di cronaca nera ma poi non c’è un seguito riguardo a quella notizia, semmai intervistano la vittima o il colpevole nell’istante in cui è successo un reato quindi c’è questo interesse solo a scopo di notizia. Ai mass media interessa solo se le vittime hanno perdonato il criminale ma si trascura il lato emotivo e ciò che si porterà per il resto della vita. Chi scrive di queste notizie dovrebbe vedere ciò che c’è in galera poichè ci possono finire tutti, si deve avere consapevolezza dell’ambiente carcerario. Un documentario che copre la visione a 360 gradi da tutti i soggetti coinvolti quando accade un reato.
A.A. PIETRAFESA R. NUCLEO EFESTO 183 VERBANIA PARTE 1
Giovedì 15 Feb 2024
Questo documentario l'ho trovato molto interessante, in quanto mette in risalto storie di persone che hanno commesso reati e testimonianze di persone che subiscono il reato. La prima parte del documentario vengono fuori molte frasi dei famigliari delle vittime cioè il dolore che queste persone convivono giorno dopo giorno e che avrebbero voluto aiutarli. Sono stati intervistati due criminali e ho potuto notare due differenze, la prima persona ha un senso che le vittime esistono mentre dall'altra parte che le vittime non esistono. Un ulteriore aspetto toccato dal documentario sono i media, danno un senso sbagliato a noi cittadini di capire le circostanze e di come non danno respiro ai famigliari delle vittime. Infine, di come, la figura del Magistrato di sorveglianza e del PM vengono etichettati, dai media, con parole come ''assolto'' e di conseguenza non vanno a far capire la giusta motivazione dell'adozione delle misure alternative alla detenzione.
A.A DI GIORGIO DENISE NUCLEO EFESTO 183 VERBANIA (Parte 2)
Giovedì 15 Feb 2024
Quest'ultimo, dimissionario, convive da quel momento con questo senso di colpa per aver involontariamente fatto uccidere delle persone innocenti. La difficoltà a raccontare quanto accaduto è dovuto dal fatto che è impossibile trasmettere determinate vicende che impediscono alla persona ad esprimere al meglio quanto si prova. La voglia di voler risanare questo trauma non con un risarcimento economico bensì con il ripristino della verità che consente loro di ricostruire quella storia, far sentire la loro voce al mondo.
Un altro punto che mi ha suscitato interesse è come il criminale abbia compreso il termine vittima solo all’interno dell’istituto penitenziario perché prima di allora non sapeva nemmeno quali fossero le regole della società perché conduceva una vita quotidiana influenzata da diversi fattori familiari, sociali etc che non gli consentirono di avere una sana integrazione sociale. Infine, posso concludere dicendo che è stato di fondamentale importanza aver ascoltato tre testimonianze diverse tra di loro ma con lo stesso focus. Il dolore e il coraggio di queste persone a voler condividere la loro storia a tutti noi. Allo stesso tempo, non condivido il ruolo che prestano i giornalisti, che imperterriti, attraverso i mass media, cercano a tutti i costi di voler suscitare interesse nei loro racconti cercando di capire effettivamente se la vittima di reato è riuscita a perdonare il criminale per l’atto commesso.
Un altro punto che mi ha suscitato interesse è come il criminale abbia compreso il termine vittima solo all’interno dell’istituto penitenziario perché prima di allora non sapeva nemmeno quali fossero le regole della società perché conduceva una vita quotidiana influenzata da diversi fattori familiari, sociali etc che non gli consentirono di avere una sana integrazione sociale. Infine, posso concludere dicendo che è stato di fondamentale importanza aver ascoltato tre testimonianze diverse tra di loro ma con lo stesso focus. Il dolore e il coraggio di queste persone a voler condividere la loro storia a tutti noi. Allo stesso tempo, non condivido il ruolo che prestano i giornalisti, che imperterriti, attraverso i mass media, cercano a tutti i costi di voler suscitare interesse nei loro racconti cercando di capire effettivamente se la vittima di reato è riuscita a perdonare il criminale per l’atto commesso.
A.A. DENISE DI GIORGIO NUCLEO EFESTO 183 VERBANIA
Giovedì 15 Feb 2024
“Noi siamo abituati a pensare che le cose negative accadano agli altri, ma poi ci accorgiamo in realtà di essere parte integrante della società la quale può colpire indifferentemente chiunque”.
Condivido profondamente quanto riportato nella precedente citazione in quanto tutto questo coinvolga tutti, nessuno escluso. Di impatto ti spiazza una citazione del genere ma dopo un po' inizi ad elaborarla e ti rendi conto di quanto possa essere efficace e potente per il resto della società l’averla ascoltata perché ci si immedesima in quanto detto.
Un’altra frase che mi ha particolarmente aiutato a comprendere al meglio il documentario è la definizione di reato. “Ogni volta che avviene UN CRIMINE si ha l’evidenza di uno STRAPPO nel tessuto sociale, nel corpo delle città, nelle vite di chi lo compie e di chi lo subisce.” In poche parole, il titolo stesso rappresenta ciò che è REATO, prendendo in considerazione le conseguenze sociali che si hanno dopo l’accaduto. Attorno a ciò, ci si sofferma sulla prospettiva delle vittime di reato e degli stessi criminali. In particolar modo, come le vittime di reato hanno reagito in merito alle loro stragi. L’importanza stessa della ricostruzione degli uomini e delle donne che ne sono stati protagonisti.
La violenza di queste stragi ha comportato una lacerazione insopportabile, piena di sensi di colpa. Ma non solo, ha inciso sull’aspetto professionale ma anche psicologico delle persone, ad esempio il giudice Palermo.
Condivido profondamente quanto riportato nella precedente citazione in quanto tutto questo coinvolga tutti, nessuno escluso. Di impatto ti spiazza una citazione del genere ma dopo un po' inizi ad elaborarla e ti rendi conto di quanto possa essere efficace e potente per il resto della società l’averla ascoltata perché ci si immedesima in quanto detto.
Un’altra frase che mi ha particolarmente aiutato a comprendere al meglio il documentario è la definizione di reato. “Ogni volta che avviene UN CRIMINE si ha l’evidenza di uno STRAPPO nel tessuto sociale, nel corpo delle città, nelle vite di chi lo compie e di chi lo subisce.” In poche parole, il titolo stesso rappresenta ciò che è REATO, prendendo in considerazione le conseguenze sociali che si hanno dopo l’accaduto. Attorno a ciò, ci si sofferma sulla prospettiva delle vittime di reato e degli stessi criminali. In particolar modo, come le vittime di reato hanno reagito in merito alle loro stragi. L’importanza stessa della ricostruzione degli uomini e delle donne che ne sono stati protagonisti.
La violenza di queste stragi ha comportato una lacerazione insopportabile, piena di sensi di colpa. Ma non solo, ha inciso sull’aspetto professionale ma anche psicologico delle persone, ad esempio il giudice Palermo.
Morotti D. Nucleo ATENA 183°Verbania 2° Parte
Martedì 13 Feb 2024
Chi è affamato sbrana anche per due briciole, può sembrare non "giusto" o addirittura stupido a chi non ha una visione empirica, in questo caso, del gesto come magari dal lato opposto possiamo trovare chi trova sacrosanto uccidere nel nome di Dio, tutti atti assolutamente discutibili, ma ciò non toglie che la visione di "giusto o sbagliato" è categoricamente relativa come quella di "buono e cattivo". Alla fine siamo tutti, appunto, il buono e cattivo nella storia raccontata in base al background culturale, sociale, religioso, economico, raziale ed emotivo di qualcun altro.