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recensioni
Edoardo
Mercoledì 16 Mar 2022
Allievo Agente 180* Devo dire che vedendo il documentario ho notato veramente quanto il crimine subito dalle vittime possa influire sul loro aspetto morale e mentale nel proseguo della vita. Ciò che mi ha molto colpito è stato anche come la collettività dimentichi dopo un po’ di tempo il reato e ritiri fuori l’argomento non appena si venga a conoscenza dell’esito del giudizio o magari della scarcerazione del reo.
Clan/Fuoco "Cervo Bianco", Cinisello Balsamo 3
Giovedì 29 Nov 2018
La sera del giorno 16 marzo 2018 ci siamo recati presso il teatro del carcere di Opera per assistere all’evento “Lo strappo” . Dopo aver lasciato all’entrata i nostri pregiudizi, addentrandoci all’interno del carcere ci siamo subito resi conto di essere entrati in un contesto quasi surreale, in cui viene a mancare qualsiasi senso di autonomia e di libertà: le porte presenti in una stanza non si aprono mai contemporaneamente e vengono aperte dalle guardie carcerarie elettronicamente, non si può circolare all’interno di qualsivoglia ambiente carcerario senza essere scortati. Vige un silenzio tombale, un’atmosfera di attesa. Mi sarei immaginata di incontrare omoni alti 2 metri, coperti di tatuaggi e cicatrici, aspettative figlie dei tanti film americani in cui i carcerati sono solo delle masse di muscoli che passano il tempo a combattere contro i “secondini”. Ma così non è stato. Ho cercato a lungo con lo sguardo i famigerati carcerati, questi bruti, ma ho trovato solo uomini. Ho scrutato il loro viso, cercando nei loro volti qualche tratto che tradisse il crimine commesso, ma ho trovato solo volti assonnati, barbe rasate, rughe, occhiaia, capelli bianchi. Alcuni di loro sono padri di famiglia, altri fratelli, nonni, tra loro c’è anche un disabile sulla carrozzina. Spesso, siamo portati a pensare che il male, seguendo i canoni classici, sia rappresentato da uomini demoniaci e mostruosi, e per questo motivo rimaniamo basiti nell’osservare che in realtà...
Emanuele
Lunedì 15 Ott 2018
sono un cristiano praticante ,da giovanissimo visitavo sempre i carcerati...e ora li visito spiritualmente ,ogni giorno nella preghiera, prego per loro. Sono rimasto molto colpito da quella mamma carcerata che ha ucciso il figlio. Azioni come le vostre sono molto positive , per avvicinare il mondo esterno al Carcere di modo che il Carcerato non si senta mai squalificato come persona. Bravissimi , andate avanti così, affinchè ogni carcere si un'autentica casa di ricostituzione della persona, e la condanna non sia un tempo di dolore, ma sia un tempo di meditazione . Con tanta cordialità vi saluto .
Carlo Maria
Sabato 13 Ott 2018
Ho avuto modo di guardare il documentario de “LoStrappo”: mi è piaciuto, ben girato e costruito. La prima impressione è che le dissonanze tra gli intervistati chiariscano una volta di più come sul tema della pena molto ancora ci sia da lavorare. Si tratta di abbandonare, quando possibile, le posizioni estreme: e di chi, a volte comprensibilmente, si lascia pilotare dalla sfiducia e di chi pensa che tutto si risolva con un po’ di buoni sentimenti. Cercare soluzioni equilibrate e fondate che individuino gli strumenti più efficaci per attuare il sempre citato art. 27 Cost.
Stefania Romano
Mercoledì 04 Lug 2018
Abbiamo avuto modo di vedere il documentario con gli studenti presenti a Milano a "Fà la cosa giusta!" e devo dire che è stato apprezzato. E' stato anche l'occasione per approfondire il tema dei diritti in carcere, tema molto delicato e non sempre "digeribile". Credo che sia necessario lavorare molto su questi argomenti, nella speranza che crescano buone generazioni di futuri cittadini consapevoli e "umani". Grazie per l'interessamento e la disponibilità, sperando di incontrarci ancora Un caro saluto Stefania Romano, insegnante di legislazione sociale (classe IV Ipsss Maddalena di Canossa, Brescia)
Andrea La Piana
Martedì 20 Mar 2018
Venerdì sera ero presente ad Opera insieme ad una ventina di colleghi universitari. Eravamo studenti di giurisprudenza dell'Università Cattolica di quasi tutti gli anni di corso: a partire da chi sta frequentando il secondo anno e quindi sta iniziando proprio ora lo studio del diritto penale, fino ad arrivare ai laureandi. La possibilità di confronto con chi si occupa quotidianamente di diritto è sempre stimolante, ma l'aspetto che ha reso inedito e per questo ulteriormente significativo l'incontro è stata la contemporanea presenza delle luci e delle ombre della realtà carceraria. Per questo desidero porgerVi i nostri più sentiti ringraziamenti in merito alla possibilità da Voi offertaci di conoscere da vicino la carnalità di un mondo che, pur essendo oggetto quotidiano dei nostri studi, troppo spesso rimane astratto, restando relegato alla sola teoria dei libri di testo. Poiché per poter sperare di comprendere almeno un po' il diritto penale occorre "incontrarlo", non è sufficiente studiarlo, il ringraziamento risulta essere unanime da parte di tutti noi studenti. Ad esso si unisce la speranza di poter presto assistere a nuove iniziative del genere, magari anche presso la nostra università. Per noi studenti di giurisprudenza è stata anche l'occasione per cogliere con chiarezza come il diritto in sé sia tutto affascinante. A questo dato di partenza si aggiunge però, per chi decide di occuparsi nello specifico del diritto penale, la c...
ILBRAMBILLA
Domenica 11 Mar 2018
Complimenti per il lavoro di documentazione e per il lavoro volto a recuperare esseri umani che per sorte avversa o consapevolmente hanno generato vittime. Questo lavoro (documentazione e recupero umano) deve essere fatto conoscere.
Cristina
Venerdì 23 Feb 2018
Ho visto il documentario e devo dire che l'ho trovato davvero interessante, finalmente ne esce l'umanità nella tragedia, e non una notizia sterile per qualcosa che accade solo agli altri. Una esperienza personale che ha colpito una persona a me cara mi ha insegnato inconsapevolmente qualcosa, che non tutto si trasforma in rabbia, non tutto deve essere per forza compreso, e non ci sono lutti che uno debba forzatamente portare: in mezzo alle disgrazie c'è l'istinto umano personale, così come chi è in carcere e come unico pensiero di vita che lo accompagnava poteva appunto essere quello rivolto alla sopravvivenza. Ci sono anche vittime che non danno perdono, altre che invece non si danno pace per quell'attimo che il destino ha voluto nel separare le vite semplicemente per scelta del destino. La parte che più ha dato conferme al malessere generale verso la stampa è arrivato da quel giornalista che conferma la velocità della diffusioni delle notizie e della chiara impossibilità di accertarsi che ciò che si scrive o si dichiara sia basato su fondamenti reali. Insomma la società è questa, il periodo storico è questo e nella sfortuna di esserci capitati credo che si possa scegliere se vivere o sopravvivere.
Patrizia
Mercoledì 21 Feb 2018
C’ero alla presentazione dello “strappo”. Ho gioito nel dare volto a nomi che già mi erano familiari, a vedere il frutto di tante sinergie e relazioni. Soffro quando penso a quanta fatica ci vuole per far passare un progetto di educazione alla legalità e ancora di più a far comprendere che la testimonianza di un gruppo di ‘delinquenti’ può valere più di tante parole e raccomandazioni. Soffro anche di più quando guardo i miei studenti del CFP, randagi e persi nei vari parchetti della città, disamorati della scuola e dello studio, lontani dalla bellezza del costruire insieme, estranei alla fatica di pensare, che aspettano solo qualcuno in grado di riconoscere il loro valore e valorizzare le loro capacità. (continua su Voci dal ponte)
Roberto
Martedì 20 Feb 2018
Per quanto riguarda i contenuti direi che il documentario offre veramente tantissimi spunti per un dibattito aperto e per successivi approfondimenti. L’uso esclusivo della testimonianza diretta dei diversi testimoni è molto efficace. Avete selezionato persone che hanno, nei diversi ruoli, elaborato una propria visione soggettiva matura /molto matura; questo forse taglia fuori tutto un altro mondo che non viene così rappresentato ma che fa sicuramente parte dello strappo.. qui i cosiddetti cattivi alla fine sono anche loro buoni, anche loro vittime di qualcosa d’altro.. ma è sempre così? Qualche commento sui 4 contributi: - Le vittime: il loro punto di vista è fondamentale nella narrazione, penso che l’unica cosa che si può dire è di ringraziarli per essere stati disponibili a partecipare a questo progetto; - I media: non mi ha convinto fino in fondo il contributo in termini di spunti, anche se non manca una certa visione autocritica; - I giudici/avvocati: offrono spunti molto interessanti e fondamentali; - I criminali: contributo efficace.. autentico.. top! Però loro sono i criminali quelli bravi.. che stanno provando a riscattarsi tra mille fatiche… In sintesi: un ottimo lavoro e uno strumento potente per avviare una discussione su una molteplicità di temi legati ai crimini e alla giustizia, sono sicuro che già dalla prima proiezione avete avuto modo di toccarne con mano gli effetti. Poiché manca completamente la parte n...