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LO STRAPPO Un percorso di educazione alla cittadinanza per scuole e associazioni
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recensioni

Agente in Prova MINIERI ALDO,Nucleo Cassiopea
Lunedì 13 Giu 2022
Documentario molto ben fatto e che porta ad un livello di riflessione elevato. Si nota nei soggetti che compiono il reato la volontà di voler essere parte della società a qualunque costo e pur di farne parte compiono appunto dei reati, in quanto secondo la loro idea è l’unico modo per raggiungere la propria meta, usando però mezzi illegittimi quali la delinquenza e la criminalità. Questo concetto è collegabile allo struttural funzionalismo di Merton, in particolare al comportamento innovativo in quanto appunto i soggetti tendono a raggiungere le mete che la società propone non usando però mezzi giusti e corretti. Ho trovato molto interessante la parte in cui si parla della reazione delle vittime e fa molto riflettere come appunto queste persone che subiscono il reato direttamente o indirettamente(attraverso la morte di un proprio caro) tendano ad avere una specie di trauma in conseguenza a questi eventi, e questo evento fa capire quanto la criminalità possa far male alla nostra società e alle persone che la compongono. Questa paura ovviamente può portare a quella che viene definita teoria dell’etichettamento, in quanto le persone potrebbero pensare che determinate categorie di soggetti possano compiere dei reati soltanto perché si tende appunto ad etichettare una determinata categoria di soggetto a un tipo di reato. Ribadisco ancora una volta quanto questo documentario sia stato interessante e piacevole da vedere e faccio i complimenti a tutti per l’ottimo lavoro svolto
Nucleo "Perseo" A.P. Gianfilippo Fulgieri
Lunedì 13 Giu 2022
Il contesto del video parla del pensiero del detenuti e del lavoro che ce in ogni singola persona tra agenti e detenuti. Le due teorie esposte nel video sono legate ad E. Durkheim e R.K Merton. E. Durkheim viene spiegata la devianza e la mancanza di regole sociali e i comportamenti degli individui. Mentre Merton afferma che la società propone mete culturali elemento fondamentale della struttura centrale, scopre strutture sociali che esercitano una determinata influenza su certi individui da avere dei comportamenti devianti piuttosto che conformisti.
NUCLEO PERSEO A.P FRANCESCO FERRARA
Lunedì 13 Giu 2022
In questo video personalmente penso che siano evidenziati come la pensano i detenuti, di come vengono gestiti e di tutto il lavoro che c'è alle spalle, vengono spiegate le devianze in un contesto delle esperienze pregresse di un individuo, importante identificare allora la teoria della devianza di Durkheim e Merton, principali esponenti appunto, la quale entrambi spiegano la devianza anche se in modo diverso, Merton cerca la causa della devianza nella società e non nei devianti stessi e fornisce una spiegazione del perché gli individui compiono certi atti devianti e quindi c'è un disallineamento delle persone in una società, per Durkheim invece la punizione penale ha una funzione simbolica. Serve, infatti, a riconfermare la validità dei modelli di moralità vigenti nella società, nonché ad assicurare i non-devianti che le loro scelte morali sono quelle corrette, in fine posso dire che il video è molto utile per far conoscere questo mondo poco conosciuto in tutti i suoi aspetti.
allievo vice ispettore Belpiede G.franco
Lunedì 13 Giu 2022
La conclusione a cui si giunge, guardando quest'opera, è che si è stati veramente in grado di raccogliere, non solo tutti i soggetti toccati dalla violazione della norma, quindi autori, vittime, operatori della magistratura e persino giornalisti; ma anche il modo di ognuno di essi di guardare alla sanzione intesa come carcere. Ciò, che mi salta di più agli occhi, volendo sintetizzare la mia "recensione", è però proprio l'effetto che suscita il carcere sull'uomo privato della libertà. Qualcuno lo vive passivamente, qualcuno dopo un pò fa un tentativo di reinserimento, qualcuno lo capisce, qualcun'altro lo vive come conseguenza di espedienti utilizzati per vivere nella società... se guardo ai miei riscontri personali è proprio così. Aggiungerei un plauso per aver egregiamente conglobato le voci delle vittime.
Gerardo Benedetti, Allievo Ispettore
Lunedì 13 Giu 2022
Purtroppo quando avviene un crimine, un delitto molto grave, oltre alla vittima chi ne paga le conseguenze maggiori è sicuramente la famiglia. Noi non possiamo impedire che ciò avvenga di nuovo, ma possiamo fare qualcosa di molto importante per migliorare la nostra società,lasciando ai nostri figli un mondo migliore. Come dicono in tanti il carcere è lo specchio della società, questo non significa che dobbiamo abbandonare tante persone che purtroppo, per svariati motivi, si trovano si trovano ad espiare una pena, sicuramente giusta, ma che hanno voglia di abbandonare questo ambiente e ritornare ad una vita normale, un lavoro, una famiglia ecc. Quei pochi "Professionisti del Crimine" che non intendono cambiare, non ci devono fermare. Ho incontrato presone che si sono impegnate, hanno studiato, si sono laureati, hanno scritto dei libri che sono stati pubblicati e sono usciti a testa alta, hanno scontato la loro pena e qualche volta che li incontro fuori non fanno altro che ringraziarci. Tutto questo mi rende molto orgoglioso ed è la miglior ricompesa per il nostro servizio e ci fa dimenticare le tante " battaglie" che affrontiamo tutti i giorni.
Allievo Vice Ispettore Roberto Carnelli
Lunedì 13 Giu 2022
Nel reato esiste una profonda differenza di visione tra chi ha commesso un reato e chi lo ha subito. Il reo non da importanza alla vittima in quanto il suo scopo è solo quello di trarre vantaggio dall'azione criminosa mentre la vittima, inconsapevolmente, si ritrova la sua vita stravolta in un attimo. All'atto della detenzione il reo alle volte si domanda perché si trova in quella situazione in quanto inconsciamente non si rende conto di ciò che ha fatto. E' vero che il percorso riabilitativo che "offre" il nostro sistema penitenziario alle volte porta il recluso a riconoscere il danno causato alla vittima e ad affrontare la futura libertà con una visione positiva ma è anche vero che ci sono persone che vivono di criminalità ed i percorsi di riabilitazione diventano solo espedienti che permettono loro di uscire prima dal carcere. La vittima, soprattutto nei casi più eclatanti, è al centro dell'attenzione mediatica subito dopo l'evento delittuoso e al momento della sentenza in Tribunale. Durante il processo e dopo non suscita più interesse. Il senso di colpa nel reo non esiste, se non dopo un percorso di riabilitazione, mentre, paradossalmente, la vittima alle volte si trova nella condizione di pensare se quello che è successo sia avvenuto per colpa sua. La professionalità di un operatore di Giustizia deve portare a svolgere il proprio lavoro in maniera "super partes" in modo da mettersi nelle condizioni di restituire alla società un soggetto ravveduto.
arlati andrea
Lunedì 13 Giu 2022
Un documentario molto chiaro e ben fatto. E' ben evidente prima di tutto il punto di vista del detenuto che non si rende minimamente conto di quello che ha fatto. E' un criminale e basta, non potrebbe essere diverso. Non ha mai avuto modo di pensare a quello che stava facendo e solo in carcere ha avuto il tempo di riflettere. Una considerazione: non credo che sedersi a riflettere sul passato sia davvero utile. L'educazione (e quindi anche la rieducazione) segue quella che è un'attività concreta (non necessariamente un lavoro pratico) fatta nel miglior modo possibile (quasi fosse fine a sè stessa) e non viceversa. Il "discorsetto educativo" serve a poco. Diciamo che vorrei credere che l'attività trattamentale in senso molto ampio possa essere importante. A partire dalle persone che il detenuto incontra nel suo percorso (di fatto questo vale sempre). Se questi incontri non sono validi, il percorso è in salita. Questo mi porta ad un'altra considerazione: non conosco studi statistici che confermino la valenza rieducativa del sistema trattamentale. Guardare delle percentuali che sembrano dare ragione ad una idea preconcetta non è una buona idea. Se così fosse sarebbe un problema piuttosto grave. Il fatto che un percorso dia risultati statisticamente significativi è un problema matematico, non può essere legato ad una convinzione che è per tutti "ovvia". Perchè non c'è niente di ovvio se non supportato da un'analisi statistica
Cristiano Usai
Lunedì 13 Giu 2022
La parola vittima può essere fuorviante, perchè spesso la identifichiamo solo con la "vittima del reato", ma alla fine tutti ci sentiamo vittime. Il Magistrato di Sorveglianza che non è in grado di gestire TUTTi i detenuti allo stesso modo per mancanza di mezzi, personale etc, il PM che ha una mole enorme di lavoro e deve comunque dare delle priorità, persino il detenuto per mille motivi e tutti alla fine, dal loro punto di vista, hanno ragione. Dal mio punto di vista di operatore di Polizia Penitenziaria anche io spesso mi sento o mi sono sentito vittima, vuoi perchè non ho gli strumenti che mi necessitano per adempiere al mio lavoro o a quello che mi viene chiesto, la difficoltà di applicare la legge in molti casi in cui magari (senza la divisa) mi comporterei/penserei diversamente. Credo che sia giusto "tendere" alla rieducazione delle persone anche se poi non ci si puo riuscire con tutti, ma abbiamo il dovere di tentarci. Le persone che subiscono il reato alla fine si "accontenterebbero" di avere giustizia e cioe di vedere applicata una pena congrua in tempi accettabili.
A.V.I. salvatore MARONGIU
Lunedì 13 Giu 2022
la linea sottile e delicata del disagio sociale, chi prende la strada della delinquenza e commette reati fino allo shock di chi li subisce, la vittima, un parallelo legato da disagi che merita di essere affrontato e in qualche modo aiutato per riuscire a superare o far diminuire gli eventi. sicuramente nelle scuole, nei singoli comuni con sportelli o uffici organizzati, come negli istituti penitenziari, si potrebbero fare e realizzare interventi ed eventi per individuare e limitare disagi e mirare a ridurre tali accadimenti. iniziative in alcuni luoghi sono già state intraprese ma non sufficienti, andrebbero estesi a livello nazionale.
carmine
Lunedì 13 Giu 2022
Guardando questo video percepisco la diversita degli stati d'animo provati dai vari protagonisti del documentario passando dalla coincidenza dall'evitare di essere una vittima, al trauma della vittima, alla sofferenza e alla rabbia di chi commette il reato e poi si trasforma in vittima poiche non gli vengono riconosciuti i principi costituzionali sanciti dall'art.27 cost., dovrebbe tendere alla rieducazione ma bensi viene soltanto rinchiuso per scontare la pena uscendone poi ancora piu incattiviti e senza aver capito il vero senso di scontare una pena, quindi vittima del sitema.
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