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LO STRAPPO Un percorso di educazione alla cittadinanza per scuole e associazioni
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230
recensioni

A.P. Maria Pia Di tullio
Mercoledì 01 Giu 2022
Questo documentario molto interessante mi ha portata a fare il collegamento con la lezione fatta sul concetto di anomia e devianza di merton e durkheim. Maggiormente il contenuto del documentario si avvicina più al concetto di devianza secondo Merton perché come ho appreso  dal documentario spesso gli individui che commettono reato si trovano costretti ad usare mezzi illegittimi per raggiungere degli obiettivi a cui ambiscono. Merton ritiene che qualsiasi società si occupi ci sono 5 comportamenti individuali possibili. Le società sono fatte di due cose:Mete e mezzi legittimi. Le  mete sono gli obiettivi che ogni società propone ai  propri consociati come desiderabili, e la società  da anche i mezzi legittimi per raggiungere le mete proposte. Quindi si evince che molti di questi individui commettono reati perché non riescono a raggiungere un successo sociale spesso anche  per mancanza di mezzi legittimi da parte della società. Una persona commette reato perché viene spinto a farlo.
Rosaria G.
Martedì 31 Mag 2022
Osservando questo documentario ho riflettuto su quanto detto in classe. Le condizioni sociali (povertà, sottocultura etichettamento ecc.) spesso possono portare l'essere umano a delinquere. perchè privo di mezzi leciti per poter raggiungere gli obiettivi desiderati. Come nella concezione, della scuola positiva, del comportamento umano e di quello criminale. Una persona commette reato non perché vuole, ma perché è spinto a farlo, agisce per un impulso irresistibile, che può nascere da fattori biologici, psicologici o sociali.
A.P.LORIANA LOFFREDA 180' CASSIOPEA
Mercoledì 18 Mag 2022
Nel mio periodo di tirocinio, ho ripensato ''allo strappo'' quando ho potuto ascoltare la madre di una detenuta che nell'attesa di fare il colloquio con la figlia raccontava del suo sentirsi vittima, del disastro che provoca il reato anche nella famiglia di chi lo compie, dell’umiliazione, del perdere il contatto con il tessuto sociale che lo circonda, dei giorni dei mesi e anni di vergogna, pur non avendo fatto nulla di male,di questa pena che una famiglia di un detenuto è costretta a vivere. E' un “sentire pesante”- diceva- .Bisogna capire, accettare, prendere coscienza, sono cose che lasciano il segno. Non parlava certo di non andare in carcere o di non scontare una pena,anzi diceva che la pena ci deve essere ed è giusto che ci sia, ma ciò di cui parlava è stato il rispetto reciproco, sia per le vittime che per gli autori di reato; le vittime con tutte le loro esigenze di conoscenza e di verità,gli autori di reato con una assunzione di responsabilità morale ancor prima che giuridica.
A.P.LORIANA LOFFREDA 180' CASSIOPEA
Mercoledì 18 Mag 2022
Sulla base delle lezioni svolte,ho appreso che la criminologia si interessa dei comportamenti sanzionati dal codice penale. Vorrei soffermarmi sulla parte dello 'strappo' in cui il detenuto ritiene essere una vittima. Il detenuto,colui che viene visto dall'ambiente esterno,come qualcuno da isolare,da cui diffidare,escludendolo ,etichettandolo. E con lui ,tutta la sua famiglia di appartenenza. Attraverso l'assegnazione 'dell'etichetta di criminale' e quindi autore di un reato,secondo la labeling theory ,si innescherebbe un processo in grado di trasformare l'autore di un singolo reato in un delinquente cronico . Si,dobbiamo considerare che 'colui' si trova in carcere perche'ha operato con anomia che significa letteralmente “assenza” o “mancanza di norme”, associato al significato di illegalità e senso di disprezzo verso le leggi. Il concetto lo ritroviamo nel pensiero centrale del sociologo E. Durkheim, secondo il quale il termine “anomia” vuol dire mancanza di regolamentazione sociale e morale. Facendo riferimento alla devianza, l’anomia viene ripresa da Merton, che si riferisce proprio a quella tensione alla quale viene sottoposto il comportamento individuale quando la realtà e le norme entrano in conflitto. Tutto questo è giusto,ma proprio per questo, quando il detenuto dice di sertirsi una vittima,fa riflettere.
A.P. APICELLA MICHAEL 180° CASSIOPEA
Giovedì 12 Mag 2022
Guardando questo documentario molto interessante, ho avuto modo di capire il pensiero dei ristretti emarginati dall’altra parte della società, un modo privo di senso nell’agire, che, con un pensiero tutto loro agiscono senza criteri e con mancanza di valori. Questo documentario ha rappresentato molto il concetto che esprime Durkheim, cioè che il reato è un fenomeno normale poiché presente in ogni società, o dall’educazione, che per Durkheim è un riflesso della società. Fattori che mancano nei ristrettì, costretti poi ad assumere atteggiamenti non consoni verso altri individui. Ma ancor di più mi affiora il pensiero di Robert Merton, citando che la devianza nasce dalla "tensione" attraverso cui non si riesce a raggiungere il successo sociale; chi assume sostanze stupefacenti o persone con disturbi mentali, possono ad esempio essere forme di adattamento deviante per la società. Merton con il termine anomia, derivato da Durkheim, assume un significato nuovo: uno squilibrio, squilibrio che abbiamo visto presente nella maggior parte dei ristretti, dovuti anche per la presenza di ostacoli, tra scopi esistenziali messi a disposizione dalla cultura sociale e mezzi legittimi per raggiungerli. Possiamo dire che il problema principale per questi individui è il non riuscire ad arrivare ad uno scopo anche per mancanza di mezzi da parte della società.
Serena Anzalone Perseo
Lunedì 09 Mag 2022
Questo documentario mi fa tornare in mente il concetto della devianza e dell'anomia secondo Durkheim e Merton di cui abbiamo parlato in classe. Per Durkheim il reato è un fenomeno normale poiché presente in ogni tipo di società. Durkeim definisce la devianza il risultato dell’anomia, ossia della caduta di valori e norme tradizionali non sostituite da altri punti di riferimento. Ma ciò che ho notato maggiormente in questo documentario si avvicina di più al concetto di devianza secondo Merton in quanto la devianza è il risultato del contrasto/tensione tra la struttura culturale (che definisce le mete verso le quali tendere e i mezzi con i quali raggiungerle) e la struttura sociale (che determina la distribuzione effettiva delle opportunità necessarie per arrivare a tali mete con quei mezzi); Se non mi vengono dati i mezzi per raggiungere i fini che la società in cui vivo richiede… come faccio? Quindi spesso gli individui si trovano costretti ad usare mezzi illegittimi (come vediamo nelle testimonianze del documentario) per il raggiungimento degli obiettivi a cui ambisce la società, come ad esempio la ricchezza.
A.A Tancredi Christian 180° "Perseo"
Venerdì 06 Mag 2022
Ho avuto l'opportunità di guardare questo documentario con i colleghi del corso e subito ho notato subito la crudeltà e la mancanza di valore che il reo da alle sue azioni. Come anche i racconti delle persone che hanno subito queste azioni e di come poi è cambiata la loro vita. Sono tutte testimonianze che fanno venire la pelle d'oca. Le stesse testimonianze dei detenuti ed i motivi che li hanno spinti a delinquere sono molto toccanti. Quella che mi è rimasta in pressa di più è la testimonianza di un detenuto che dopo la sua prima carcerazione, dove non è stato trattato benissimo, è uscito ancora più arrabbiato di prima ed è ritornato a commettere il reato per cui era stato già arrestato. L'applicazione dell' Art 27 comma 3 della Costituzione Italiana è molto importante in questo caso. Dare una vita a queste persone facendole sentire parte integrante della società li porterà a non commettere più reati.
A. A. Belculfiné Carlo Alberto 180 "CASSIOPEA"
Lunedì 04 Apr 2022
Guardando questo video denominato "lo strappo" si evincono molti fattori importanti inerenti alla criminalità e le conseguenze all'interno della società. Basti pensare alle varie interviste e e dichiarazioni mostrate nel video che fanno capire quanto un detenuto si possa spingere nel compiere un reato senza riconoscere ne la vittima ed il gesto compiuto...questo va a scaturire un effetto negativo sulle vittime anche nel tempo non sempre tutelate...invece allo stesso tempo i media utilizzano questi eventi per fare audience ignorando la realtà dei fatti. In sostanza il reo non comprende il sbaglio fino a quando non viene recluso, i media se ne approfittano e le vittime ne risentono anche nel tempo a volte.
A.A Bevilacqua Francesco 180 Cassiopea
Lunedì 04 Apr 2022
Dopo aver preso visione di questo documentario, ho avuto modo di riconoscere varii punti di vista all’interno di esso. Il reo, la vittima, chi amministra la giustizia e i media. Per quanto riguarda il reo rimango colpito dal suo comportamento e dalle sue affermazioni, le quali descrivono il non riconoscimento delle vittime e del dolore provocato ai suoi cari, nel momento in cui commette il reato. Tale affermazione viene riconosciuta anche da chi amministra la giustizia, confermando che le vittime anche a distanza di tempo riportano uno “strappo” a livello emotivo. Chi gestisce i media coglie gli aspetti che destano più scalpore a discapito molte volte della reale verità. Personalmente ritengo che questa situazione sia alquanto spiacevole e ripongo una grande fiducia nei confronti dell’amministrazione penitenziaria e negli obiettivi che si pone , tra cui la rieducazione sancita dall’art.27 della costituzione.
A.A. APICELLA MICHAEL 180° CASSIOPEA
Lunedì 04 Apr 2022
Sono rimasto molto colpito da questo documentario, vedere dei detenuti che non si rendevano conto di ciò che facevano perché non davano valore alle vite tolte o traumi lasciati dietri le spalle, è triste vedere tutto ciò, ma confido nelle istituzioni affinché migliorino la rieducazione dei ristretti sia per migliorare la vita di quest'ultimi dando loro un vero senso di responsabilità sia per l'intera società
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