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LO STRAPPO Un percorso di educazione alla cittadinanza per scuole e associazioni
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recensioni

A.A. M.Pia 180°
Domenica 03 Apr 2022
Questo video è molto interessante perché ci mostra il pensiero di chi commette il reato, delle famiglie delle vittime, della magistratura e dei  media. Il detenuto pensa che non esistino vittime per i reati da loro commessi mentre ci sono famiglie deluse e distrutte psicologicamente per la morte di una persona cara, in attesa di giustizia che è molto lenta nei processi. Dal mio punto di vista il ruolo del carcere è quello di provare a  rieducare i detenuti per il loro reinserimento nella società affinché esso non commetta più reati. I media spesse volte non fanno il loro lavoro nel modo giusto perché non sempre mostrano tutta la verità. Insomma la società è questa, mi auguro ci sia una svolta in questo sistema. Complimenti per questo documentario. Molto interessante.
A.A Loriana L 180’Cassiopea
Domenica 03 Apr 2022
Un video molto interessante. Mi ha colpito su vari punti . Le varie testimonianze lasciate dagli intervistati mi ha fatto valutare che sulla pena c’è ancora da lavorare molto. Complesso e ad alto livello di responsabilità è il lavoro che svolgono i magistrati di sorveglianza. Da questo video emerge l’umanità delle persone,non bisogna considerare che sono “eventi” sempre troppo lontani da noi ,ma dobbiamo metterci nei panni del prossimo .Il punto di vista delle vittime fa riflettere, in egual modo mi fa riflettere il punto di vista dei detenuti quando dichiarano che non esistono vittime. Un video per considerare che le “vittime”non sono solo coloro che subiscono,ma soprattutto i familiari di chi compie un reato .
AA Maria Ersilia 180 Cassiopea
Domenica 03 Apr 2022
Questo video fa capire tutto ciò che comporta la commissione di un reato , sia il soggetto attivo che quello passivo. Talvolta chi commette un reato non si rende conto fino in fondo delle conseguenze , ne personali ne delle conseguenze che si provocano alla parte offesa. Mentre questo video rende chiaro in ogni sua parte tutto ciò che gira intorno ad un reato, chi lo commette , chi lo subisce e tutto ciò che ne deriva . Per il condannato viene proposto un programma trattamentale all’interno degli istituti di pena , un trattamento che deve tendere alla rieducazione ed al reinserimento sociale e per la parte offesa? Oltre alla condanna inflitta al detenuto , cosa si fa per queste vittime ? Le vittime un volta data la sentenza dovrebbero sentirsi appagate? Dovrebbero poter riuscire a perdonare ? Dovrebbero esser in grado di dimenticare ? Non penso sia facile poter dare risposta a questi miei quesiti. Ma sicuramente ciò che potrebbe esser fatto soprattutto dai grandi mezzi di comunicazione di cui disponiamo è dare più spazio alle vittime del reato applicare dei programmi di supporto per le vittime e mettere una lente di ingrandimento su chi commette un reato e ciò che ne deriva .
A.A. Alberto F. 180° Cassiopea
Venerdì 01 Apr 2022
Attraverso la visione di questo filmato, ho avuto modo di riflettere sui diversi punti di vista emersi,quelli: del reo, della vittima, di chi amministra la giustizia e comprendere il ruolo dei media. Da una parte, abbiamo il reo e ciò che mi ha colpito maggiormente è che i soggetti intervistati ritengono che non esistino vittime.Visto che non danno valore alla vita, non si immedesimano nei panni del prossimo e non conoscendo regole non hanno piena consapevolezza di ciò che compiono. Soffermandomi su quest’aspetto, secondo il mio punto di vista, il detenuto non si rende conto della gravità dei reati da lui commessi e il ruolo della struttura carceraria deve essere proprio quello di rieducarlo, attraverso attività riparatorie,come:il lavoro e i progetti di reinserimento nella società. Le pene, dunque, devono tendere alla rieducazione, come sancito nell’articolo 27 della Costituzione per dare la possibilità alle persone ristrette di rielaborare lo sbaglio commesso e poter cambiare il loro stile di vita. Inoltre, all’interno dell’intervistà, viene riportato che le vittime non sono solo coloro che vengono uccise, ma anche coloro che vengono distrutte dal punto di vista psicologico oppure i familiari delle vittime, spesso in cerca della verità. Mi ha particolarmente colpito l’intervista del Pubblico Ministero, Alberto Nobili, egli racconta il caso di una persona sequestrata, che dopo 13 anni si porta dietro ancora i traumi dell’accaduto. La vittima non è stata uccisa, ma colpita
carmen 180° perseo
Martedì 29 Mar 2022
Dopo la visione di questo documentario mi sono resa conto di quanto il mondo carcerario e quello della magistratura siano poco conosciuti all'esterno del contesto. Mi ha particolarmente colpito, il fatto che i famigliari delle vittime siano ancora soggetti alle conseguenze psico-sociali nonostante in alcuni casi siano trascorsi anni dagli avvenimenti. Mi ha inoltre fatto riflettere l'intervista al Magistrato di sorveglianza che espone le mille difficolta' e responsabilita' che caratterizzano il suo ruolo. Senza ombra di dubbio figura come il detenuto nel documentario hanno bisogno di un piano trattamentale adeguato per un efficace reinserimento sociale dato che nel caso specifico, la persona in questione non si rendeva conto della gravita' dei reati da lui commessi, per questo ritengo che meritino particolare ammirazione i professionisti del settore educativo-pedagogico.
Gianluca D.g. 180°
Lunedì 28 Mar 2022
Questo video è molto interessante perché ti aiuta a riflettere su molti punti vista. Troviamo il reo, il colpevole che dalla sua parte dice che se non viene applicato l'art. 27 della costituzione, quando uscirà sarà ancora peggio. Il carcere deve rieducare il condannato o almeno deve provarci. E lo deve fare attraverso investimenti, lavoro , scuola, progetti utili al reinserimento nella società. Le vittime non sono solo chi subisce il danno ma anche i familiari, a cui viene tolta la persona loro amata per il resto della vita. La giustizia, interminabile, lenta, farraginosa, si vede un solito scaricabarile della politica, del potere. Ognuno si lamenta di qualcosa, anche giustamente, ma non ci sono i fondi, non ci sono investimenti e quindi si fa fatica.. I media, che a volte non fanno efficacemente il loro lavoro, a volte fanno vedere solo una parte di verità e ne nascondono un'altra.. Insomma un sistema al collasso, che ha bisogno di un cambiamento reale.
Serena Anzalone 180°
Sabato 26 Mar 2022
Dal documentario noto quattro diversi punti di vista, quello della vittima, del reo, di chi amministra la giustizia e dei media. Va oltre il reato in sé, ci si concentra anche sulla vittima del reato, ci fa capire che non sempre ciò che i media raccontano è la realtà; che la vittima non è solo chi perde la vita ma anche i familiari e coloro che rimangono traumatizzati dall’evento. Sarebbe bello se i giornali si interessassero delle conseguenze a lungo termine che ha un reato sulla vita della persona. Si evidenzia anche la durata troppo lunga dei processi, ”una giustizia troppo lenta non è più giustizia”. Un altro aspetto importante è che bisogna ricordarsi che si parla sempre di persone, sia che si parli della vittima, che del reo. Del carcere purtroppo non si parla abbastanza, non si parla dei trattamenti sul detenuto, si parla solo di quanti anni vengono inflitti. Se non si danno delle opportunità, se non si applica ciò che dice l’art.27 tali persone una volta fuori dal carcere torneranno a fare ciò che facevano in passato e la pena non sarà servita a nulla. E’ importante impostare delle attività riparatorie per far sì che tali persone si mettano nei panni degli altri. Anche se spesso il cambiamento è difficile bisogna comunque provarci però ci vuole una condizione, un ambiente e dei mezzi adatti che spesso il carcere non ha. La crescita sta anche nel confronto e nella riflessione, isolarli dalla società non è la soluzione.
Armando D. G. 180°
Sabato 26 Mar 2022
Il documentario è molto interessante perché fa comprendere diversi punti di vista. Ci fa capire gli stati d'animo sia della vittima sia di chi ha commesso un reato. Inoltre possiamo notare che spesso i media generalizzano su un fatto di cronaca solo per un loro lucro e cosi facendo vanno ad influire sul pensiero comune. Un altro concetto che si affronta nel documentario è l'importanza del trattamento rieducativo del detenuto in cui fa capire quanto sia importante dare i mezzi giusti per far si che la persona possa cambiare e che una volta scontata la pena non ritorni a delinquere.
Di Giorgi P.
Sabato 26 Mar 2022
Interessante conoscere, attraverso questo documentario, un nuovo punto di vista sulla realtà detentiva la quale risulta essere poco conosciuta dalla collettività. Mi ha colpito molto la riflessione sul fatto che, nella stragrande maggioranza dei casi, le vere vittime, quelle che soffrono e che avranno sicuramente conseguenze emotive e di crescita (nel caso dei minori) siano i/le partner di vita, genitori e figli dei detenuti. È giustificato che essi facciano di tutto per aiutare, anche tramite sostegno legale, il familiare affinché esca dal regime detentivo anche se questo comporta un enorme dispendio economico (ex: vendita beni immobili). Sono amareggiato dal fatto che, spesso, i detenuti non apprendano fino in fondo il motivo per cui si trovino in istituto, poiché, nonostante la pena inflitta, non siano realmente pentiti. A ciò contribuisce la cultura di appartenenza che influisce negativamente sulla loro visione della realtà. Condivido l'idea che dovrebbero esserci più rapporti tra i detenuti e i Magistrati di Sorveglianza. È impensabile che un solo magistrato possa gestire decine se non centinaia di detenuti e offrire loro un servizio ottimale. Si dovrebbe predisporre un percorso educativo più efficiente e costante per la popolazione detenuta. Ritengo che chiunque possa cambiare, ma servono i giusti mezzi e investimenti per il raggiungimento di quest'obiettivo.
Enzo S. 180 A.A.
Sabato 26 Mar 2022
Questo documentario, molto ben realizzato mi ha aiutato a comprendere il ragionamento criminale, ed i meccanismi del sistema della giustizia italiana, molto importante anche la parte dedicata ai mass media ed il giornalismo. Mi ha particolarmente colpito il fatto che i familiari delle vittime sono soggetti anche per moltissimo tempo alle conseguenze psicologiche e mediatiche. Molto interessante è il fatto che i detenuti intervistati fossero distaccati dai reati commessi, quasi come se non si rendessero conto del male che avevano fatto, questo è un elemento importante perchè ci fa comprendere come queste persone necessitino di un percorso rieducativo per un efficace reinserimento nella società. Inoltre, non posso non notare la complessità del lavoro dei Magistrati ed il loro impegno nel cercare di svolgerlo al meglio nonostante le innumerevoli difficoltà e responsabilità, alle quali sono quotidianamente soggetti.
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