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LO STRAPPO Un percorso di educazione alla cittadinanza per scuole e associazioni
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230
recensioni

Luku Amsterdam
Domenica 16 Apr 2023
Questo documentario mi ha colpito molto, ha preso parte una pluralità di soggetti, dal famigliare della vittima a chi commette un reato, a chi ha in mano la realizzazione di un trattamento a favore di questi ultimi.
Ho visto come segna dei confronti dei famigliari delle vittime la perdita di qualcuno a loro caro, le loro reazioni ancora incredule e piene di perché nonostante fosse passato molto tempo, ma anche il loro temperamento e la voglia di partecipare attivamente nei processi e trovare pace alle loro perdite attraverso la giustizia.
Dall' altra parte le reazioni dei detenuti, come per molti il fatto che i loro gesti al di fuori della detenzione fossero quasi naturali e non così gravi come invece i traumi lasciati alle loro vittime.
Il fatto che molti di loro non accettassero la detenzione, aumentando la loro rabbia e frustrazione riconsegnando alla società una persona tale e quale a prima o addirittura in molti casi peggiore è data da contesti non consoni e privi di aree rieducative questo per una grave mancanza di fondi, ed è quello che durante il documentario ho riscontrato nelle parole delle varie figure proposte.
Fortunatamente non è una fetta così ampia e molte aree rieducative riescono a riportare una consapevolezza dei loro sbagli e la voglia di essere diversi dalla persona che erano prima di commettere reati partecipando attivamente ad ogni trattamento proposto.
Vitale Amsterdam
Domenica 16 Apr 2023
Aver avuto la possibilità, di affacciarsi, sui diversi punti di visti di tutti i componenti del reato, quali la vittima, il reo, i giudici, la difesa, l’accusa, permette di avere una visione più ampia di quello che succede effettivamente quando viene commesso un reato.. Molto spesso, come si evince nel documentario, la vittima non è solamente la parte offesa, o chi ne è coinvolto, ma la vittima è anche chi commette il reato stesso. Vittima perché? Vittima di se stesso, vittima della società, vittima di un contesto in cui spesso vengono meno i mezzi per raggiungere un obiettivo, quindi si tende a procurarseli da solo. Inoltre sentire che circa il 40% dei condannati è innocente, è molto raccapricciante, poiché sinonimo di una giustizia fatta male, di una giustizia che viene meno ai suoi compiti. Mandare in carcere chi commette reato, si, ma offrire anche soluzioni alternative ove possibile, perché aldilà del reato che si commette, lasciare una persona in una camera 3x3 per lunghi anni, non sempre è la via migliore e di sicuro non è rieducativo, viene tolta la possibilità quindi di sentirsi parte di una società, quella società che al termine della pena, dovranno ritornare a farne parte, e se durante l’espiazione della stessa non viene fatto qualcosa di utile o almeno provarci, la persona tornerà a delinquere.
Bisognerebbe dedicare più attenzione alle vittime, post trauma, per dare un messaggio più intenso di quello che viene causato/succede anche dopo.
DEL VECCHIO_AMSTERDAM PARTE 4
Sabato 15 Apr 2023
Fermarsi a pensare e riflettere anche se in maniera forzata molte volte può far uscire fuori dei lati mai conosciuti, un pentimento per l’errore commesso. Diventa proprio “una scuola di pazienza” dove si impara a dominare i propri impulsi e tentare almeno di riportare in società una persona migliore di prima, che possa fornire un aiuto agli altri ma in primis a se stessa. In conclusione questo documentario ha messo in luce gli aspetti del nostro lavoro, le realtà con le quali verremo a contatto e l’obiettivo lavorativo che dovremo raggiungere, la rieducazione.
DEL VECCHIO_AMSTERDAM PARTE 3
Sabato 15 Apr 2023
L’aspetto messo in risalto e a mio parere deludente è proprio il poco spazio dato alla vittima e alla sua storia che viene messa in seconda piano, l’attenzione viene focalizzata sul risultato.
Un altro fattore rilevante è il sovraffollamento di detenuti all’interno degli istituti e di processi in attesa, parliamo di persone che sono in attesa di giudizio da un bel po di tempo e questo per il numero elevato di casi. Concentrarsi su un singolo caso in effetti ad oggi diventa impossibile, così facendo si cerca di analizzare più casi possibili dando un occhio di riguardo alle cose più essenziali ma è proprio lì che sfuggono cose che possono ritenersi fondamentali per un giusto giudizio, tutto questo per un sistema che forse non funziona al meglio.
Succede anche che molte persone all’interno degli istituti non sono consapevoli del reato commesso e dello sbaglio enorme che ha recato un danno non solo alle vittime ma anche alla società. Non accettano molte volte nessun trattamento finendo in società anche peggiori di prima . Purtroppo sono persone che hanno alle spalle un trascorso pesante, un abbandono scolastico ma anche familiare, molte volte la famiglia non ha fornito delle basi di sostegno facendogli intraprendere una strada sbagliata. Condivido pienamente che “lo stop forzato” che si ritrova nella detenzione che viene menzionato dal Magistrato sia un punto di arrivo che queste persone non hanno mai raggiunto.
DEL VECCHIO_AMSTERDAM PARTE 2
Sabato 15 Apr 2023
per avere fama, lo scopo a mio parere dovrebbe essere riportare delle storie di vite umane insieme alla notizia accaduta
Non percepire il valore della vita e automaticamente non captare il valore della vita altrui
Giornali come fonte di confusione , creare equivoci
Conoscere in prima persona i fatti che si raccontano è fondamentale, ho trovato interessante l’esempio del giornalista che riporta la notizia di persone finite negli istituti penitenziari e sottolinea due aspetti: riportare la notizia ma anche conoscere la realtà detentiva in prima persona così da riportare il vero alle persone che leggono. Si dovrebbe sfruttare la scrittura per far conoscere come è giusto che sia il mondo al di fuori delle mura di un istituto, la possibilità di misure alternative e la funzione che svolgono e non per travisare la realtà. Dovrebbe esserci più curiosità nel far conoscere le storie delle persone sia vittime che colpevoli, non catturare solo momenti quali l’arresto o il processo, ma concentrarci sul far ricevere a chi sta leggendo una notizia il valore della stessa ed essere una fonte educativa.
Un aspetto rilevante è sicuramente ’importanza del processo in quanto sono d’accordo con il concetto che esprime il Magistrato nel documentario. La finalità del processo penale non è portare la vittoria a casa, ma lo scopo è quello di esercitare la punizione che lo Stato infligge a chi ha trasgredito la legge.
DEL VECCHIO_AMSTERDAM PARTE 1
Sabato 15 Apr 2023
Considero questo documentario molto formativo è interessante, in particolare ho trovato stimolante mettere in risalto le storie delle persone che hanno commesso reati, unite alle testimonianze dei familiari delle vittime, che vedono protagonista della criminalità organizzata e del Terrorismo, persone che si sono trovate travolte da una violenza gratuita, non giustificata e che hanno intaccato ogni tipo di rapporto umano. Una violenza che ha portato via persone care, persone innocenti. Molte frasi dei familiari delle vittime mi hanno colpita molto e mi hanno trasmetto a pieno il senso di colpa, oltre il dolore, con il quale queste persone convivono come se fossero state anche loro a non proteggere la persona a loro cara e che avrebbero potuto fare qualcosa in più. Queste vittime si porteranno un peso per sempre, un peso che riguarda la mancanza di educazione alla vita che non hanno ricevuto le persone che hanno compiuto questi gesti, persone che non percependo il valore della propria esistenza e l’amore per se stessi non sono riusciti a captare il valore della vita altrui. Il documentario mette in risalto un ulteriore aspetto per me fondamentale: i media. Molti giornali sono diventati una fonte di confusione, un susseguirsi di equivoci che non permettono a noi cittadini di capire le dinamiche. Il giornale dovrebbe avere la funzione di “conoscenza dei fatti” in una prospettiva completa, non basta riportare una notizia al momento accaduto per emergere nel mondo del web
Signorello Amsterdam
Sabato 15 Apr 2023
Interessante sentire i punti di vista di magistrati, giornalisti, vittime e carnefici e le differenze tra questi. Nel documentario viene evidenziato il modo in cui i media tendono a concentrarsi solo su alcuni aspetti degli accadimenti, proprio per l'interesse mediatico che generano, tralasciando quelle che sono le necessità e i sentimenti delle vittime stesse. Mi hanno colpito particolarmente le interviste dei detenuti, soprattutto nella parte in cui affermavano di non aver dato, in alcuni casi, valore alle vite delle vittime, dal momento che non davano valore alle proprie. Pure significative sono le dichiarazioni dei detenuti sulla loro convinzione di non avere una possibilità di scelta a causa dell'ambiente familiare in cui sono cresciuti e delle poche opportunità avute nella vita, il che mi rende ancora più convinto dell'importanza del trattamento rieducativo. Credo che comprendere l'errore commesso sia la parte più importante del percorso, al fine di tornare a far parte della società.
DI SANTO
Sabato 15 Apr 2023
Osservando questo documentario ho visto il pensiero dei vari personaggi di un reato, il reo le vittime chi giudica i giornalisti. Dei loro pensieri e opinioni mi è rimasto impresso come le vittime ricordano momenti di quando è accaduto nei minimi particolari sia chi è ancora vivo sia dei familiari che nel momento dell'accaduto si trovavano sul posto come la moglie del gioielliere. Mi rimane impresso il trauma di queste persone il quale dopo svariati anni si chiedo ancora tutt'oggi la motivazione, il perchè gli è stato sottratto senza motivo il loro caro. Penso che un altro punto fondamentale del documentario è l'attesa lunga dei processi e il fatto che gli imputati devono essere giudicati prima nel processo e poi dal giudice di sorveglianza non per il loro valore sociale ma tutti uguali, quindi giudicando e sanzionando per il reato commesso. Posso dire che con le mie due esperienze di tirocinio all'interno dei carceri ho osservato che se le pene mirano ad un programma di trattamento quindi si aiuta il detenuto ad avere maggiore cultura, più rispetto verso le regole e le persone che lo circondano si ha una buona possibilità di reintegrarlo nella società, cosa che se nn avviene, difficilmente il soggetto quado sarà all'esterno rispetterà quelle che sono le leggi, quindi è più facile che ritorni a commettere reati.
Idrontino_Amsterdam Parte 3
Sabato 15 Apr 2023
Negli anni non si è pensato alla rieducazione come rivisitazione delle proprie responsabilità e che nel carcere bisogna fare un percorso individuale per se stessi, che non prevede la punizione ma riuscire a comprendere gli errori e tentare di migliorare ed essere diversi una volta liberi, senza restare fermi alle scelte di vita prese in precedenza, perché ognuno ha la possibilità di poter cambiare la sua vita, in quanto il cambiamento è dentro ognuno di noi e non c’è niente di già scritto e segnato, si può sempre cambiare e crescere. Sono curiosa di poter avere l’occasione di vedere, attraverso il tirocinio e il lavoro, se qualcuno ha la possibilità di cambiare il percorso della propria vita e riuscire a integrarsi nuovamente nella società comprendendo i propri errori.
Idrontino_Amsterdam Parte 2
Sabato 15 Apr 2023
Condividono che è evidente la mancanza di comprensione nei confronti del reo, a meno che non sia un reo di un certo tipo e che l’uomo ha bisogno di avere l’approvazione attraverso i giornali del pensiero che ha già inculcato nella propria testa. Questo è un aspetto molto importante secondo me, perché l’uomo non si vuole mettere nei panni di un criminale o di chi ha i compiti di proteggere i cittadini, ma soltanto pronunciarsi in modo negativo perché non accetta mai l’attuazione dei crimini e le conseguenze applicate, giuste o sbagliate che siano. Infatti non si rende conto che si parla sempre di persone, indipendentemente che siano colpevoli o vittime. Successivamente attraverso l’ascolto delle confessioni di altri criminali, si evince che il carcere non è un metodo per far calmare in loro l’istinto criminale, perché dopo aver espletato la pena, che prima o poi ha un termine, una volta liberi questo istinto aumenta sempre di più, mettendo ancora più forza nella loro cattiveria. Viene detto, di conseguenza, che il fine della pena dovrebbe essere quello della rieducazione e del reinserimento sociale (Art. 27 Costituzione) però se non si effettua un grosso intervento a partire dall’ambiente carcerario stesso, questo non avverrà mai.
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