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LO STRAPPO Un percorso di educazione alla cittadinanza per scuole e associazioni
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recensioni

RANIERI AMSTERDAM
Venerdì 14 Apr 2023
Ritengo molto interessante questo documentario, che sottolinea i molteplici aspetti non solo degli istituti penitenziari, ma anche gli stati d'animo di persone che hanno commesso reati e soprattutto delle vittime e dei familiari. Un aspetto importante che ha toccato questo documentario sono i tempi, a volte lunghissimi, dei processi e di tutte quelle operazioni della magistratura che rischiano di far trascorrere periodi più o meno lunghi in carcere a persone presumibilmente innocenti, e viceversa. Un altro aspetto interessante sono state le interviste ai detenuti, giornalisti, familiari delle vittime, giudici, e al magistrato di sorveglianza, e mi ha colpito il dato dei detenuti seguiti da un singolo magistrato di sorveglianza che come ha specificato, la maggior parte dei detenuti per loro sono solo ombre, alcuni detenuti hanno raccontato la loro frustrazione nello stare in carcere, altri hanno manifestato la loro voglia di migliorare e provare a cambiare vita anche se non è facile. Grazie al periodo di tirocinio ho avuto l'opportunità di vedere un istituto,tutte le sue particolarità e le attività che si svolgono al suo interno, ho visto molteplici tipologie di detenuti, ognuno con problemi e caratteristiche diverse. Credo che la possibilità di poter somministrare ai detenuti un efficace programma di trattamento sia una cosa importante, per il loro futuro reinserimento sociale, nella rieducazione, ma anche nel renderli consapevoli del proprio passato, e alla sua accettazione
ASCIA
Venerdì 14 Apr 2023
Ritengo che questo documentario sia molto interessante, in quanto mette in evidenza i vari punti di vista riguardanti il contesto penitenziario, mostrando temi che spesso vengono trascurati, come la poca attenzione che i mass- media riservano non solo ai familiari delle vittime che molto spesso hanno risvolti negativi di natura psicologica che incide nelle loro vite quotidiane ma anche nell'istituzione in sé mostrando solo i lati negativi. ulteriore tesi che emerge è il bisogno di seguire i detenuti sin dal loro ingresso in istituto, cercando di capire il giusto trattamento da riservare al singolo che dovrebbe servire a modificare una struttura di personalità abituata a reagire alle frustrazioni con l'azione violenta, come ho potuto costatare personalmente al mio tirocinio durante una riunione dello staff multidisciplinare in cui si decideva cosa fare con un detenuto che non riusciva ad avere una civile convivenza con gli altri e poteva essere un rischio per se stesso e per gli altri, dunque lo staff aveva pensato di collocarlo con un detenuto da loro scelto che lo avrebbe aiutato a parlare ed avere meno disagio in quel contesto.
DE ROSA parte 2
Giovedì 13 Apr 2023
Alcuni intervistati hanno infatti dichiarato di sentirsi abbandonati dalle rispettive famiglie, di non aver mai conosciuto alcun tipo di valore, di non saper distinguere la strada giusta da quella sbagliata.
I fattori familiari, dunque, acquisiscono un ruolo cruciale nello sviluppo della mente criminale.
Una particolare attenzione in questo contesto deve essere attribuita, altresì, alla figura del giornalista in quanto si sofferma nel raccontare l’evento accaduto, talvolta, esagerando nel narrare gli stessi eventi, alimentando odio e affibbiando una cattiva immagine al REO o alle Istituzioni al fine di ottenere maggiori ascolti. A tal proposito, un giornalista nella giornata della memoria del 20 marzo 2010, sostenne che la sua figura alcune volte risulta essere una violenza che si aggiunge ad altra violenza già subita in quanto crede che molti suoi colleghi non siano capaci di svolgere la loro professione poiché in determinate situazioni hanno dimostrato una mancanza di rispetto nei confronti dell’accaduto e delle persone coinvolte.
In conclusione, credo sia necessario garantire una speranza alle persone detenute ed indicare loro la strada giusta da percorrere una volta usciti di prigione.
DE ROSA parte 1
Giovedì 13 Apr 2023
In questo documentario ho avuto la possibilità di notare quali siano i doveri ed i rischi legati allo svolgimento del nostro lavoro ma anche di conoscere a fondo quelli che sono i pensieri e le azioni di una mente criminale nella società.
Nei delitti più gravi, come ad esempio in un caso di omicidio, il dramma non è riconducibile esclusivamente alla mancanza della persona stessa ma anche all’aspetto emotivo e psicologico dei cari in quanto, talvolta, ciò costituisce un trauma che determina una conseguente rottura del rapporto con altre persone.
In questo documentario ho assistito, inoltre, alla testimonianza di una persona che ha commesso un reato e sono rimasto colpito dal suo modo di pensare in quanto affermava che, essendo coinvolto dalla necessità di sopravvivere nella società, non prestava importanza al fatto che stesse commettendo dei reati e trasgredendo la legge e diverrà consapevole degli errori compiuti soltanto in seguito alla sua reclusione e al suo percorso rieducativo in carcere. Anche un Magistrato ha provato a spiegare una delle possibili cause di un comportamento criminale; lo stesso infatti è il risultato di esperienze, sentimenti e affetti vissuti in passato con le figure di attaccamento, più spesso i genitori.
Manuguerra_Lisbona
Giovedì 13 Apr 2023
Ritengo che questo documentario sia interessante in quanto le interviste ai familiari delle vittime, le precisazioni fatte dal magistrato di sorveglianza, gli accorgimenti del giornalista e l’opinione dei detenuti fanno emergere vari punti di vista riguardanti il contesto penitenziario. Un aspetto importante che è emerso dalle dichiarazioni dei familiari è il loro obiettivo primario che non consiste nel ricevere il risarcimento ma che sia fatta giustizia e che vengano ritrovate le risposte che ancora oggi non sono state date. Inoltre è emerso dalle interviste ai detenuti come essi, nel periodo in cui hanno portato a compimento il reato, non davano valore alla propria vita e di conseguenza non davano valore alla vita altrui, questo può essere dovuto al contesto familiare e sociale in cui i soggetti sono cresciuti. Da questo documentario ho anche compreso come i giornali prediligano solo degli aspetti riguardo il racconto dei reati in quanto non ritengono importante la storia delle famiglie delle vittime. Il periodo trascorso in tirocinio mi ha permesso di avere un diretto contatto con il contesto penitenziario; l’esperienza dei colleghi e delle altre figure che lavorano in istituto è stato importante per la mia formazione professionale; ho avuto la possibilità di vedere da vicino come viene attuato il trattamento penitenziario, un elemento fondamentale per la rieducazione dei detenuti che, come è stato esposto nel documentario, non è facile da attuare ma è comunque possibile.
LEONE
Giovedì 13 Apr 2023
Questo documentario è stato molto interessante poiché mette in evidenza i vari punti di vista di coloro che compiono il reato, i familiari del reo e delle vittime e la Magistratura. Si può notare dalle parole dei detenuti che spesso c'è la tendenza ad escludere una propria responsabilità ma cercare una responsabilità altrove e questo porta a non accettare quello che si commette e quindi definire se stesso come vittima quando invece le vittime sono tutte le persone coinvolte , soprattutto i familiari.
Io penso che nell'ambiente penitenziario la rieducazione del condannato è molto importante al fine di farlo cambiare, migliorare; soprattutto capire i propri errori e ammettere i propri sbagli , causati molte volte da un infanzia particolare o da altre problematiche causate dalla mancanza di una famiglia che li educhi e li sostenga.
Importante la frase che dice il Magistrato: cercare di dare una speranza a tutti.
Ma spesso non ci sono i tempi e gli strumenti per tutti. Durante il tirocinio in una casa circondariale ho potuto notare come molti partecipavano attivamente al percorso rieducativo, lavorando quotidianamente seguendo i corsi scolastici ,laboratori creativi e attività a loro proposte. Quindi bisognerebbe veramente concentrare il tutto sulla rieducazione ,ovviamente sempre mantenendo ordine e sicurezza.
BOSCO
Giovedì 13 Apr 2023
Il documentario che ho avuto il piacere di guardare mi ha fatto riflettere su numerosi aspetti dell'ambiente penitenziario. Una delle frasi che più mi ha colpito è "la violenza rompe qualsiasi tipo di vicinanza, di affetti" di persone che vengono uccise anche ingiustamente, come nel caso della bomba scagliata contro il giudice Palermo che ha provocato la morte di altri soggetti coinvolti e tolti all'affetto dei loro cari. Quanto alla revisione critica del proprio errore, spesso un soggetto detenuto che si sente gestito in maniera negativa acquisisce la cultura della vittima. In questo contesto, durante il tirocinio presso un Istituto penitenziario ho osservato il comportamento di un utente che, non volendo stare in camera di pernottamento con una signora anziana, ha espresso il suo reato: "maltrattamento sugli anziani", esplicitando all'agente di sezione che avrebbe potuto comportarsi in quel modo anche in Istituto, rimanendo in quella camera. Ciò mi ha fatto capire come quel soggetto non stesse dando un significato costruttivo alla pena, non stesse facendo uno sforzo di autoanalisi nonostante l'impegno degli operatori nel creare dei programmi di trattamento individualizzati. L'esperienza di tirocinio mi ha fatto inoltre capire come spesso a compiere reati sono coloro che hanno un vissuto particolare, delle difficoltà nella loro vita causate anche dalla mancanza di una famiglia che li sostenga e gli trasmetta i valori fondamentali della vita.
BORRELLI
Giovedì 13 Apr 2023
Documentario molto interessante che ti fa capire ciò che succede sia a chi commette il reato ma anche a chi lo subisce. Ho trovato interessante le interviste fatte ai familiari di persone decedute per causa della criminalità, ma anche gli interventi dei detenuti che fanno capire che ognuno di loro vede il mondo con occhi diversi e danno valore alla loro vita in modi diversi, chi più chi meno e questa cosa l'ho riscontrata anche durante il tirocinio. Ovviamente sono persone che hanno sbagliato e devono pagare, ma è da apprezzare chi capisce i propri errori e cerca di cambiare grazie a quello che gli istituti penitenziari e gli operatori che lavorano all'interno possono offrire anche se non tutti accettano l'aiuto e escono a fine pena a rifare quello che facevano prima.
LOPATRIELLO Lisbona
Giovedì 13 Apr 2023
Documentario molto interessante che ci mostra sia il pensiero del reo,sia il punto di vista della stampa,del magistrato e dei famigliari delle vittime. Fra le interviste fatte ai detenuti,ho potuto notare quanto essi reputino le loro azioni nella norma ai fini di raggiungere il loro scopo,affermando che non dando valore alla propria vita,non danno valore neanche alla vita altrui. Inoltre si evince quanto sia importante il contesto famigliare in cui una persona cresce,infatti,uno dei detenuti racconta di come sia dovuto crescere in fretta per difendersi da un padre violento e che sicuramente ha influenzato il suo carattere. Si può affermare quindi che l'ambito sociale in cui si cresce è molto importante per la personalità dell'individuo. Altra cosa che il video mostra bene è che a seguito di un reato, la parte lesa non è solo la vittima, ma anche famigliari, amici e tutti coloro che ci sono intorno e che,anche se indirettamente,subiscono quel reato. Durante il tirocinio ho capito quanto siano importanti le attività trattamentali quali il lavoro o semplicemente l'istruzione data dai vari corsi scolastici che permettono al detenuto sia di istruirsi,sia di apprendere un mestiere che può continuare una volta scontata la pena e che servono per il reinserimento sociale. Penso inoltre che alla base ci deve essere la comprensione dell'errore e la volontà di voler cambiare altrimenti,come afferma uno di loro nel video,una volta scontata la pena tornano a fare quello che facevano prima.
NIGRO
Mercoledì 12 Apr 2023
Questo documentario sottolinea gli aspetti dei soggetti protagonisti di questo ambiente: il magistrato di sorveglianza il quale si sente responsabile di tutti e i 500 detenuti che amministra. Esso si sente in sovraccarico perché il numero è decisamente alto per una sola persona, ed espone quanto sia difficile lavorare in un ambiente povero di personale. La sua figura specifica ciò che realmente fa: occuparsi delle misure alternative, cercare di far capire che è importante concederle poichè all'interno di alcuni istituti il detenuto a fine pena sarà più aggressivo del suo ingresso. Fondamentale è il dialogo e capire perchè si sbaglia, capire il vero senso della rieducazione, assumersi la responsabilità di cio che si è commesso e il danno arrecato alle vittime. Io credo che arrivare a questo punto per il detenuto sia essenziale, solo capendo cosa realmente ha commesso ed il danno che ha recato può avvenire la rieducazione completa. Un'altra figura è il giornalista che sa già che domande verranno fatte alle vittime e preferirebbe che si scrivesse per stimolare l’intelletto e non la pancia. Ciò che particolarmente mi colpisce è l'intervista fatta al detenuto, egli spiega le violenze subite da parte del padre, racconta il suo comportamento criminale e violento iniziato proprio a causa di queste vicende familiari, ciò è connesso alla teoria di associazione differenziale, ovvero il considerare gli atti criminali come comportamento acquisito nel proprio ambiente sociale e familiare.
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